2014

Il Maggio di Accettura by Alessandro de Leo

A pochi mesi di distanza dal carnevale di Aliano, rieccomi in Basilicata per un'altra delle tipiche ricorrenze pagane di questa regione, il Maggio di Accettura.

Mi stupisco sempre di come questa terra sia riuscita a resistere all'invasione del Cristianesimo, facendo sopravvivere le proprie tradizioni, contaminate solo in minima parte dalla globalizzazione religiosa. Forse perché, come scrive Carlo Levi, la Basilicata è rimasta estranea alla storia: guerre e dominazioni varie non l'hanno mai interessata, e ciò caratterizza nel bene e nel male questa regione.

Non mi dilungherò nella descrizione della ricorrenza, non è di mia competenza ed è spiegato tutto sul sito ufficiale del Maggio di Accettura. Mi limiterò a descrivere brevemente ciò che ho visto: la popolazione locale sente tantissimo questo evento, con tanto di rivalità fra le fazioni che trasportano il Maggio e la Cima (e cori da stadio annessi: "salutate i cimaioli!"); il vino abbonda ovunque e viene offerto a chiunque tramite una botticella che versa inevitabilmente metà del contenuto sui vestiti; conseguenza ne è un'ubriachezza diffusa, sia fra giovani che anziani (poco importa). Insomma, la tipica atmosfera pagana, per cui lo scopo principale è far baldoria, lontana anni luce dalle ricorrenze cristiane all'insegna di mestizia e pentimento.

Il carnevale di Aliano by Alessandro de Leo

In provincia di Matera si trova un piccolo paese, Aliano, abitato da poco più di mille abitanti, noto soprattutto per aver ospitato Carlo Levi, confinato in Basilicata dal regime fascista, il quale ha ambientato proprio qui il suo romanzo più conosciuto, "Cristo si è fermato ad Eboli". Passeggiando per le vie del paese s'incontrano i luoghi narrati nel romanzo: ad evidenziarlo ci sono delle targhe che riportano stralci dello stesso.

Ma Aliano non è solo Carlo Levi: ogni anno si celebrano dei riti carnevaleschi con un'antica tradizione alle spalle, consistenti soprattutto nelle danze delle maschere cornute.

Si tratta di maschere di cartapesta dalle fattezze demoniache, ma a mio parere ciò che rende davvero inquietante questo rito sono i suoni: i protagonisti saltano sul posto producendo dei versi cupi, accompagnati da uno strano tamburo il cui suono può ricordare dei muggiti. Nelle danze vengono poi coinvolte delle ragazze vestite da contadine, il che mi ha portato alla mente i sabba (non a caso in quella piazza c'è un bar chiamato "666"!).

Carlo Levi descriveva così questo rito:

Venivano a grandi salti, e urlavano come animali inferociti, esaltandosi delle loro stesse grida. Erano le maschere contadine. Portavano in mano delle pelli di pecora secche arrotolate come bastoni, e le bandivano minacciosi, e battevano con esse sulla schiena e sul capo tutti quelli che non si scansavano in tempo.

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L'aria del nord by Alessandro de Leo

Da qualche tempo, che non so ben quantificare, sto subendo la fascinazione delle atmosfere che potrei definire nordiche.

Ho ritrovato questo tipo di immaginario visivo soprattutto in alcuni film di cui mi sono letteralmente innamorato e che elenco nell'ordine in cui li ho guardati: Va' e Vedi (Klimov), Canzoni del Secondo Piano (Andersson), Still Life (Pasolini), Du Levande (Andersson). Questi quattro film, di cui peraltro consiglio la visione a chiunque, hanno in comune la prevalenza del grigio o di colori decisamente poco saturi, oltre ad una luce tendenzialmente molto morbida. In particolare Pasolini e Andersson (sicuramente il primo si sarà ispirato al secondo) condividono un estremo rigore compositivo e inquadrature quasi sempre fisse.

Motivato da quanto visto ho cominciato i primi studi per ricreare lo stesso tipo di sensazione, cominciando da degli still life. Sono partito fotografando una cicoria su legno grigio e sfondo anch'esso grigio.

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Il secondo tentativo l'ho fatto fotografando un peluche reduce da una brutta esperienza con il mio cane; come potete vedere non ha più una faccia.

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Infine mi sono cimentato nel cercare lo stesso tipo d'atmosfera con un soggetto umano, e quello più facilmente reperibile nell'immediato era il sottoscritto. Ecco quindi il mio primo autoritratto del 2014.

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Per il momento sono solo esperimenti, ma se c'è una cosa che ho imparato è che spesso da questi studi vengono fuori spunti da applicare in situazioni anche molto diverse da quelle originali.

Cluster C by Alessandro de Leo

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Chi seguiva il mio vecchio blog sa che pochi mesi fa ho fotografato Cluster C per il suo nuovo progetto solista: chitarra, voce e loop station.

Dopo poco tempo il circolo Arci Open Source ha organizzato un concorso per band emergenti, chiamato Open Up, e i membri del direttivo hanno scelto di premiare il secondo classificato con un servizio fotografico tenuto dal sottoscritto. Ebbene, chi va a vincere il secondo premio? Ma naturalmente Cluster C!

Quindi le nostre strade s'incrociano di nuovo in poco tempo, e ricomincia lo scambio di input per ottenere delle foto diverse dalle precedenti, ma senza stravolgimenti d'immagine.

Essenzialmente il percorso è stato questo: ho cominciato da foto pulite, basandomi su alcune idee proposte dall'artista stessa.

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Dopo di che ho scelto di sporcarle utilizzando la macchina del fumo per creare un effetto più sospeso e indefinito.

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Infine ci ho messo il mio timbro, facendo diventare la scena più cupa e trasformando Cluster C in una silhouette sfocata, quasi una fantasma.

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Workshop Ritratto by Alessandro de Leo

Con la nascita di questo nuovo sito ho deciso di utilizzare il blog integrato, salutando quindi, non senza un gran dispiacere, il mio caro vecchio Il Sottoesposto ospitato su Blogger, sul quale scrivevo ormai da anni. Gli do quindi l'addio, pur facendolo restare online.

Il primo post di questo blog è dedicato al primo workshop di ritratto che ho tenuto presso il circolo Arci L'Arcipelago, in quel di Valenzano (Bari).

Ciò che conta sono i risultati, ovvero le fotografie realizzate dagli allievi, e guardandole non posso che ritenermi soddisfatto; alcune sono davvero interessanti e la mia speranza è che quest'esperienza sia utile soprattutto per far sì che possano produrre immagini altrettanto buone a corso finito.

Saluto i miei quattro allievi, che rimarranno ben impressi nella mia memoria, almeno finché non organizzeremo un nuovo corso!