Basilicata

Maggio di Oliveto Lucano by Alessandro de Leo

Due anni fa ho preso parte al Maggio di Accettura, e solo recentissimamente ho saputo che riti arborei molti simili si tengono anche in altri paesi, fra cui la vicinissima Oliveto Lucano.
Ed eccomi quindi in questo paese di circa 470 abitanti, che in questi giorni si ripopola riprendendo momentaneamente con sé i giovani emigrati, pronti però a ripartire subito dopo nei vari angoli d'Italia lasciando alle proprie spalle una malcelata amarezza negli anziani residenti. Questo almeno è quanto emerso durante una breve chiacchierata con una donna del posto, invidiosa del fatto che nella mia città ci siano “i negozi”.
L'intero rito si svolge in più giornate, ma ho potuto assistere solo al giorno in cui i “cimaioli”, dopo aver abbondantemente mangiato e bevuto, trasportano a spalla la cima da Monte Croccia alla piazza principale di Oliveto Lucano, guidati da un anziano (dall'aria poco amichevole) accompagnato da due asini. Il maggio, invece, viene trasportato da grossi trattori, molti dei quali guidati, incredibilmente, da ragazzini.
Il tutto intervallato da musica popolare, suonata e ballata.

Il Maggio di Accettura by Alessandro de Leo

A pochi mesi di distanza dal carnevale di Aliano, rieccomi in Basilicata per un'altra delle tipiche ricorrenze pagane di questa regione, il Maggio di Accettura.

Mi stupisco sempre di come questa terra sia riuscita a resistere all'invasione del Cristianesimo, facendo sopravvivere le proprie tradizioni, contaminate solo in minima parte dalla globalizzazione religiosa. Forse perché, come scrive Carlo Levi, la Basilicata è rimasta estranea alla storia: guerre e dominazioni varie non l'hanno mai interessata, e ciò caratterizza nel bene e nel male questa regione.

Non mi dilungherò nella descrizione della ricorrenza, non è di mia competenza ed è spiegato tutto sul sito ufficiale del Maggio di Accettura. Mi limiterò a descrivere brevemente ciò che ho visto: la popolazione locale sente tantissimo questo evento, con tanto di rivalità fra le fazioni che trasportano il Maggio e la Cima (e cori da stadio annessi: "salutate i cimaioli!"); il vino abbonda ovunque e viene offerto a chiunque tramite una botticella che versa inevitabilmente metà del contenuto sui vestiti; conseguenza ne è un'ubriachezza diffusa, sia fra giovani che anziani (poco importa). Insomma, la tipica atmosfera pagana, per cui lo scopo principale è far baldoria, lontana anni luce dalle ricorrenze cristiane all'insegna di mestizia e pentimento.

Il carnevale di Aliano by Alessandro de Leo

In provincia di Matera si trova un piccolo paese, Aliano, abitato da poco più di mille abitanti, noto soprattutto per aver ospitato Carlo Levi, confinato in Basilicata dal regime fascista, il quale ha ambientato proprio qui il suo romanzo più conosciuto, "Cristo si è fermato ad Eboli". Passeggiando per le vie del paese s'incontrano i luoghi narrati nel romanzo: ad evidenziarlo ci sono delle targhe che riportano stralci dello stesso.

Ma Aliano non è solo Carlo Levi: ogni anno si celebrano dei riti carnevaleschi con un'antica tradizione alle spalle, consistenti soprattutto nelle danze delle maschere cornute.

Si tratta di maschere di cartapesta dalle fattezze demoniache, ma a mio parere ciò che rende davvero inquietante questo rito sono i suoni: i protagonisti saltano sul posto producendo dei versi cupi, accompagnati da uno strano tamburo il cui suono può ricordare dei muggiti. Nelle danze vengono poi coinvolte delle ragazze vestite da contadine, il che mi ha portato alla mente i sabba (non a caso in quella piazza c'è un bar chiamato "666"!).

Carlo Levi descriveva così questo rito:

Venivano a grandi salti, e urlavano come animali inferociti, esaltandosi delle loro stesse grida. Erano le maschere contadine. Portavano in mano delle pelli di pecora secche arrotolate come bastoni, e le bandivano minacciosi, e battevano con esse sulla schiena e sul capo tutti quelli che non si scansavano in tempo.

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