Divenire - Testo Critico / by Alessandro de Leo

Il bianco e il nero. Non colori ma spazi esistenziali abitabili. Il bianco è la luce, quella parte dello spettro elettromagnetico che rende visibile tutto ciò che esiste e che occupa uno spazio. Improvviso e accecante, mostra soltanto le forme essenziali, le brucia come se fossero sottoposte a un lampo nel cuore della notte, a un flash, rivelandone solo i dettagli più inequivocabili. Elegante e pulito, ma allo stesso tempo studiato e complesso. Silenzioso, veste l’ambiente, quasi irriconoscibile, di una sacralità impalpabile.

Il nero è la materialità dei corpi e del corpo, di quello che è presente nonostante il bagliore, che esiste autonomamente e che, naturalmente, anela al movimento, che forse è il principio fondamentale attorno al quale la vita si sviluppa. Non descrive ciò che è, non lo spiega, ne segnala la presenza. Il nero è ciò che c’è di più vicino al reale, a noi e a ciò che come noi è carne, oltre che energia.

Tra bianco e nero, tra quello che è intorno e quello che siamo non ci sono passaggi netti. Non contorni, non linee. Tra bianco e nero la vista si offusca e non sa dove appoggiarsi. È confusa, non capisce se è la luce ad assorbire i corpi che pure rimangono aggrappati a una condizione inevitabilmente umana o se sono le figure a cercare di spandersi, per confluire di nuovo in un flusso dal quale abbiamo deciso di discostarci troppo tempo addietro. È un dialogo continuo e senza soluzione. Le foto di Alessandro de Leo raccontano la materia come concetto in movimento, costantemente in divenire, che cerca di slegarsi dalla forma perché simile a ogni altra cosa, anche all’aria in cui galleggia. Tocchiamo e ci lasciamo toccare: in questo modo entriamo in contatto con del materiale genetico che non ci appartiene ma che più o meno consapevolmente ci cambia dall’interno, a livello chimico. E poi mangiando, respirando, introduciamo in noi materia e quella materia viene tessuta insieme alla nostra e ci rende diversi ogni istante rispetto al precedente, paurosamente instabili e vivi. Il corpo si trasforma e si fa codice indecifrabile. Lo spazio si trasforma e ci asseconda, incorpora con gentilezza ogni cambiamento. L’unico punto fermo è il movimento.


Carmelania Bracco

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